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Cencenighe Agordino - Zenzenighe

Agordino > Cencenighe
    Il Paese      
Cencenighe è posto sulla confluenza tra Torrente Biois e Torrente Cordevole, posizione, si, strategica da un lato ma esposta alle inondazioni nell'altro, come avvenne nel 1882 e 1966. È chiuso a Est delle Cime di Pape e ad Ovest dai bastioni del Monte Pelsa. Il toponimo dovrebbe avere origine dal personale latino Cincius. I primi documenti del nome si hanno attorno al 200, ma solo verso l'anno 1000 Cencenighe venne abitata stabilmente: il popolamento del territorio fu favorito dalle presenze di miniere, oltre a boschi ricchi di alberi che permetteva di far funzionare i forni fusori per la lavorazione dei metalli. La popolazione di Cencenighe si specializzò nella lavorazione della pietra, ovvero “Scalpellino” o in dialetto “Scalpelin”; le pietre utilizzate provenivano da Mezaros, località posta sopra a Martin alle pendici del Monte Pape. La maggior parte degli scalpellini produceva oggetti di uso comune come recipienti, fontane, lastre per la pavimentazione e contorni di porte e finestre. Poi vi erano artigiani con spiccata vena artistica i quali si dedicavano alla scultura di elementi decorativi: Vincenzo Mazzarol e Simon DeBiasi di Cencenighe si occuparono nel 1692 della produzione della serie di statue poste ad ornamento della cancellata dell'opulenta Villa Crotta-DeManzoni ad Agordo. Nel 1500, circa, vi venne costruito un ospizio per viaggiatori grazie all'eredità di Tolberto Golafro e di sua moglie. I nuclei più antichi sono Villagrande, principiare centro amministrativo ed economico sino ai primi del '900 e Coi dove si trova la Chiesa.
   La Chiesa di Sant'Antonio Abate      
La Chiesa di Cencenighe è intitolata Sant'Antonio Abate. In origine vi era un semplice sacello in stile gotico, edificato nel 1250 e consacrato nel 1361 ed eretto a Parrocchia autonoma nel 1534. All'inizio del '700, venne demolito per fare spazio alla nuova chiesa, per l'esattezza costruita nel 1723 e consacrata nel 1732. La facciata della Chiesa a salienti con due finestre semicircolari e un oculo a quadrifoglio. Sulla sinistra un alto campanile con la caratteristica conformazione a bulbo nella parte sommitale. Sopra il portone principale d'ingresso sono raffigurati 2 leoni di San Marco a testimoniare il periodo di dominazione della Serenissima. La struttura principale è a tre navate e custodisce al suo interno l'altare maggiore di pino cembro, progettato e scolpito dall'artista locale  Giovanni Manfroi, coadiuvato da Antonio Costa di Taibon, l'opera monumentale è di particolare rilevanza architettonica e ricorda le soluzioni scultoreo-monumentale veneziane del '600: si compone di 6 colonne di facciata, un baldacchino fortemente aggettate e trabeazione atipica, la struttura è arricchita da bassorilievi, intagli e statue. Una pala raffigurante i Santi Antonio Abate, Rocco, Sebastiano, eseguita da Svaldo Gorbenutto e terminata nel 1655; un dipinto di San Gottardo, realizzato dallo zummellese Luigi Cima nel 1921; l'altare laterale, costruito da Giuseppe Manfroi ed adornato da una tela con soggetto San Giuseppe assieme alla Madonna e a Gesù Cristo, opera di Domenico Zeni.Venne devastata nel 1439, dalle armate del duca Maria Visconti, in guerra con la Serenissima, che scese dai Passi Valles e San Pellegrino. In questa  battaglia, appena a sud del Paese nei pressi della “Ciusa” perse la vita il Bartolomeo Miari.


  Glossario:
Lesena: consiste in un fusto a pianta rettangolare, appena sporgente dalla parete stessa con relativi capitelli e base. (è decorativo e non portante).
Parasta: è una struttura verticale (pilastro) inglobato in una parete, dalla quale sporge solo leggermente. È un elemento di sostegno della struttura.
Bifora: è divisa verticalmente in due aperture, divise da una colonna o da un pilastrino su cui poggiano due archi, a tutto sesto o acuti.
Metopa: è un elemento architettonico del fregio, consiste in una formella in pietra scolpita a rilievo, solitamente raffigurante un disegno, posta in alternanza ai triglifi.
Triglifi: è un elemento architettonico del fregio, consiste in una formella in pietra, decorata con scanalature verticali (glifi): le 2 scanalature centrali sono uguali, mentre le 2 laterali sono la metà di quelle centrali e messe insieme formano la 3a scanalatura ideale. Da qui il nome triglifo.
Cella: “cella campanaria” si intende la parte alta del campanile dove alloggiano le campane.
Timpano: è la superficie verticale triangolare racchiusa nella cornice del frontone, i cui tre lati si chiamano geison.
Ghimberga: indica un altissimo frontone, appuntito a forma triangolare, spesso traforato e ornato, che ricopre l'arco di una volta o di un apertura in un muro.
Aula: è la porzione che va dalla facciata al presbiterio e può comprendere una o 3 navate normalmente.
Navata: è la suddivisione interna di un edificio per mezzo di colonne o pilastri separati da arcate o architravi.
Presbiterio: è la parte riservata al clero officiante ovvero i presbiteri.
Abside: è la parte terminale della chiesa, può essere a base semicircolare o poligonale.
Paliotto: è la parte anteriore e decorata di un altare.
Ancona: dipinto su tavola o rilievo in marmo o legno, di soggetto religioso, collocato sull'altare. Termine riferito in particolare a opere del gotico e del primo rinascimento.
Biblografia:

Storia dell'Agordino - Ferdinando Tamis
Guida Storico-Alpina di Belluno-Feltre - Ottone Brentari
Guida Insolita alle Dolomiti - Dino DiBona
L'Agordino e le sue Dolomiti - Giorgio Fontanive
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