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Rocca Pietore - Rocia

Agordino > Rocca Pietore
    Rocca Pietore    1156m      
Rocca Pietore si distende lungo la Val Pettorina, ha un vasto territorio comunale che si estende da Punta Serrauta (2875m) sulla Marmolada e comprende la Val Pettorina, la frazione di Laste, fin quasi a Pieve di Livinallongo, la frazione de Calloneghe, o Santa Marie delle Grazie e la destra orografica del lago di Alleghe. La località trae evidente nome dal fortilizio che qui sorgeva nel basso medioevo. Per quanto riguarda la specifica “Pietore”, nominato il 6 dicembre 1877 per RegioDecreto (prima si chiamava Rocca d'Agordo), essa era gia largamente usato in passato: “Pecture” (1148), <<de Savinerio Roche pectoris>> (1363), <<de la rocha de pectore>> (1441), <<della Rocca de Piettore>> (1630). essa deriva sicuramente dal latino “pectus” ovvero petto, in riferimento a qualche caratteristica geografica oggi non più identificabile. Anticamente il territorio di Rocca Pietore era un arimannia longobarda, cioè un insediamento di tipo militare posti a difesa di un dato territorio e facenti capo ad una fortificazione. In questo caso l'antica Roccabruna. Attorno all'anno 1000 il suo territorio arrivava all'alta Val di Fassa, Livinallongo, e forse parte della Val Badia, tutti territorio dell'antica regione del Norico. Dall'anno 1000 sino al 1400, Rocca Pietore dipese dal Principato Vescovile di Bressanone ed eclesiasticamente alla Dicoesi di Bressanone. Nel 1395, dopo varie vicende politiche il territorio passò sotto il controllo della città di Belluno, riuscendo però a mantenere una forte autonomia, finalizzata nel 1417 con gli statuti della Magnifica Comunità della Rocca. Tali statuti le permisero di assurgete a piccola repubblica che visse per 411 anni uno stato di forte autonomia. A tal proposito nella frazione di Saviner esisteva un tribunale chiamato: “el banch de la reson” ovvero “il banco dalla ragione”, formato dai capifamiglia tramite elezione; esso aveva facoltà di giudicare l'imputato sino alla pena capitale ed era competente perfino su reati compiuti dai proprio abitanti fuori dal loro territorio. Belluno manteneva i rapporti con Rocca Pietore tramite un capitano che si presentava in paese tre volte l'anno per controllare che tutto funzionasse corettam,ente. Tra i privilegi ottenuti da Rocca vi era l'esenzione di alcune tasse e dal servizio militare, oltre alla libertà di commerciare liberamente con i territori vicini, anche con la contea del Tirolo. Infatti il sale veniva acquistato direttamente a Salisburgo, scavalcando Belluno. Questo statuto permase sino al 1806 quando l'arrivo di Napoleone Bonaparte mise fine a questo periodo storico. Da quel momento il destino di Rocca Pietore rimase legato al Veneto, compreso il periodo della dominazione Asburgica sul Lombardo-Veneto, 1813-1866. la frazione di Calloneghe anticamente faceva parte delle regole Agordine, sotto il Comune di Soprachiusa e Capitanato di Agordo; dal 1866 divenne a tutti gli effetti parte del Comune di Rocca Pietore.

    Chiesa di Maria Maddalena      
La chiesa è intitolata a Maria Maddalena, venne costruita in stile gotico nel 1442 e consacrata il 2 ottobre 1494, mentre il campanile venne eretto nel 1530. probabilmente a Rocca Pietore nel 1200 esisteva già una cappella. Esternamente presenta una facciata a capanna, rivolta a sud-ovest ed è composta da un unico registro, presenta al centro il portale d'ingresso, sormontato da una lunetta a sesto acuto e il rosone. Il campanile presenta una base di forma quadrata caratterizzato da una doppia cella suddivisa in due ordini su cui si aprono quattro bifore in quello inferiore e quattro trifore su quello superiore, il coronamento presenta una guglia piramidale che si imposta su 4 timpani. L'interno presenta un unica navata, illuminata da bifore a sesto acuto e spartita in due campate, sulla quale si affacciano le due cappelle laterali, al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio chiuso dall'abside poligonale. Sono conservate al suo interno opere di pregio come: nell'abside un “Fluegelaltar”, interamente intagliato, scolpito, decorato e dipinto in ogni particolare, uno dei pochi di stile tedesco arrivato ai nostri giorni. All'interno di uno scrigno ospita le statue a tutto tondo della “Vergine Maria con bimbo affiancata dalle Sante Maria Maddalena e Caterina d'Alessandria”, mentre sullo portelle aperte sono scolpite le figure di otto Santi in altorilievo e sulla parte esterna sono dipinti ad olio i “Santi Nicolò, Biagio, e Martino”. Sulla cimasa degli alti pinnacoli si trovano la “Santa Maria Maddalena, il Cristo flagellato e la Madonna dolorosa e Giovanni evangelista”. Mentre nello scrigno della predella si osservano, all'interno, degli altorilievi raffiguranti le “Sante Maria Maddalena e Barbara”, all'esterno “Sant'Antonio Abate e San Leonardo”, mentre sulla parte posteriore si trova un dipinto il “Velo di Veronica”; due altari minori laterali, realizzati da Giovanni Auregne, caratterizzati da intagli, altorilievi e decorazioni; un altare ospita una pala di Domenico De Biasio di Sottoguda, caratterizzato da colori sgargianti e uno stile ispirato a quello di Michelangelo Grigoletti; il secondo altare conserva un opera di Francesco Frigimelica dove sono dipinti la “Santissima Trinità tra i Santi Francesco d'Assisi e Sebastiano” dello stesso autore, troviamo una tela, raffigurante “Cristo benedicente” del 1590 e collocata nei pressi della porta che conduce al campanile.
    Sottoguda    1249m      
Sottoguda è collocata sul Torrente Pettorina all'imbocco con i “Serrai di Sottoguda”. È un grazioso borgo che sorge ai piedi dell'omonimo Piz (2132m). le prime testimonianze dell'esistenza di questo villaggio si hanno attorno al 1260, p un paese di artigiani abili, in particolare nelle creazioni in ferro battuto. Dal punto di vista turistico rappresenta un vero centro nevralgico, per le infinità di escursioni, da ValBona, Franzei, Franzedas, Rifugio Falier, la vicina Marmolada con il gruppo del Padon, ma il fiore all'occhiello del paese è rappresentato dai “Serrai di Sottoguda”, una strettissima gola lavorata dal torrente Pettorina nel corso di milioni di anni.  
    Chiesa di San Fabiano e San Rocco      
La chiesa del paese è intitolata ai Santi Fabiano, Sebastiano e Rocco, venne costruita nel 1486 dagli abitanti come ringraziamento per essere stati risparmiati dalla violenta epidemia di Peste del 1482; venne consacrata nel 1486. nel 1881 venne danneggiata da un incendio; nel 1904 venne aggiunta una terza campata e nel 1922 venne rifatto il tetto. Il Campanile venne eretto nel 1549-50. Sulla facciata esterna, in due nicchie poste ai lati del portale d'ingresso, sono collocate le statue antiche dei “Santi Fabiano e Rocco”; sotto ad una grande croce, in ricordo dei caduti della Grande Guerra, è collocata la lapide che ricorda il cimitero militare Salere. All'interno è conservata la lapide che riporta i nomi dei civili morti, travolti dalla valanga del 9 marzo 1946 in località Livinal; l'altare laterale è dedicato alla Madonna della Salute di San Fermo e San Lazzar; l'Altare principale ha un ancona di legno scolpita con le immagini della “Vergine Santissima, San Fabiano e San Rocco”, realizzata tra il 1613-14 da Mistro Costantini e completata con l'indoratura di Bartolomeo Soia.

    Serrai di Sottoguda    
I Serrai di Sottoguda sono un particolare canyon scvato dal Torrente Pettorina che si sviluppa per 2,5km, tra i villaggi di Sottoguda e Malga Ciapela. L'ambiente si presenta stretto e le pareti verticali sono percorse da diverse cascate, in particolare quella che scende da Franzei è particolarmente suggestiva. È forse la zona più colpita dalla tempesta VAIA, ci sono voluti anni perché si potesse di nuovo passeggiare in questo splendido angolo di Agordino, nel 2024 sono stati riaperti al pubblico. Sono un esempio unico nella zona del fenomeno dell'erosione della raccio da parte dell'acqua. Dal ponte sovrastante i “Serrai” , sulla strada che da Sottoguda porta a Malga Ciapela, si possono osservare dall'alto; mentre se si vuole intraprendere una passeggiata all'interno del canyon, si deve avere l'accortezza di informarsi sugli orari di apertura, dal momento che l'accesso è solo a pagamento.

    Chiesa di Santa Maria delle Grazie     
Il Santuario di Santa Maria delle Grazie è stato realizzato nel 1722 e venne consacrato nell'ottobre 1723 da mons. Scipione Orzesio. l'idea venne ispirata da un certo Simone Rossi, che dopo un viaggio ad Innsbruck rimase ammagliato dalla bellezza di una chiesa intitolata a Maria Ausiliatrice, tornato al paese spinse i capifamiglia della regola di Calloneghe alla costruzione di questa nuova chiesa; anche per rendere omaggio alla Madonna delle Grazie, probabilmente a seguito di una sciagura scampata che avrebbe potuto distruggere il paese, forse, vista la zona, un'inondazione. Una volta ampliato l'edificio subisce vari interventi nel corso degli anni e in particolare verso la metà del XX secolo, il piccolo tempio viene trasformato in un santuario moderno diventando un luogo di culto mariano molto frequentato anche da devoti provenienti da lontano. L'attuale struttura è stata edificata su progetto dell'arch. Pietro Celotto ed è caratterizzata da un ampia aula absidata, due cappelle e uno stile dolomitico. Sulla facciata, sopra al porticato dell'atrio di accesso vi è una fascia in altorilievo che nel suo centro troviamo la “Madonna delle Grazie tra i fedeli” scolpita dall'artista Falcadino Augusto Murer. Sui pannelli laterali sono scolpiti i mali che affliggono l'umanità e il conforto ottenuto dai fedeli per l'intercessione della Vergine. All'interno vicino alla fonte battesimale ci sono tre pannelli scolpiti in legno di frassino dove sono illustrati “il Demonio”, “il battesimo di Gesù” e “l'ingresso festoso in Gerusalemme” di Augusto Murer. Al centro dell'abside, si trova un dipinto ad olio che rappresenta “la Madonna delle Grazie con il bambino Gesù” ad opera di Domenico De Biasio di sottoguda e dalla quale si evince il gusto neocinquecentesco del Grigoletti. L'altare maggiore adornato da 12 angioletti realizzati in ferro smaltato da Toni Benetton, lo stesso autore del Paliotto in rame sbalzato con i “Misteri Dolorosi” del Rosario.
  Glossario:
Lesena: consiste in un fusto a pianta rettangolare, appena sporgente dalla parete stessa con relativi capitelli e base. (è decorativo e non portante).
Parasta: è una struttura verticale (pilastro) inglobato in una parete, dalla quale sporge solo leggermente. È un elemento di sostegno della struttura.
Bifora: è divisa verticalmente in due aperture, divise da una colonna o da un pilastrino su cui poggiano due archi, a tutto sesto o acuti.
Metopa: è un elemento architettonico del fregio, consiste in una formella in pietra scolpita a rilievo, solitamente raffigurante un disegno, posta in alternanza ai triglifi.
Triglifi: è un elemento architettonico del fregio, consiste in una formella in pietra, decorata con scanalature verticali (glifi): le 2 scanalature centrali sono uguali, mentre le 2 laterali sono la metà di quelle centrali e messe insieme formano la 3a scanalatura ideale. Da qui il nome triglifo.
Cella: “cella campanaria” si intende la parte alta del campanile dove alloggiano le campane.
Timpano: è la superficie verticale triangolare racchiusa nella cornice del frontone, i cui tre lati si chiamano geison.
Ghimberga: indica un altissimo frontone, appuntito a forma triangolare, spesso traforato e ornato, che ricopre l'arco di una volta o di un apertura in un muro.
Aula: è la porzione che va dalla facciata al presbiterio e può comprendere una o 3 navate normalmente.
Navata: è la suddivisione interna di un edificio per mezzo di colonne o pilastri separati da arcate o architravi.
Presbiterio: è la parte riservata al clero officiante ovvero i presbiteri.
Abside: è la parte terminale della chiesa, può essere a base semicircolare o poligonale.
Paliotto: è la parte anteriore e decorata di un altare.
Ancona: dipinto su tavola o rilievo in marmo o legno, di soggetto religioso, collocato sull'altare. Termine riferito in particolare a opere del gotico e del primo rinascimento.
Biblografia:

Storia dell'Agordino - Ferdinando Tamis
Guida Storico-Alpina di Belluno-Feltre - Ottone Brentari
Guida Insolita alle Dolomiti - Dino DiBona
L'Agordino e le sue Dolomiti - Giorgio Fontanive
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