La Pastalegno
Agordino > Taibon
Nel 1926 nasce la "Pastalegno", per mano di Mario Mattrél che affiancato dar Rag. Attilio Zannella nella direzione dell’impresa. Lo stabilimento venne costruito nei pressi di Nogarola sotto la Località Ronch de Bos nel Comune di Taibon Agordino, accanto ad una fonte vitale come il Cordevole a quel tempo. Fu infatti realizzata una centralina che produceva una potenza di 1000 KWO, in grado di soddisfare le esigenze dell’azienda e anche una certa pubblica nei vicine Centri di Listolade, Agordo e La Valle. Il 1° marzo 1927 iniziò la produzione della pasta da legno per uso industriale; naturalmente l’attività coinvolse buona parte della popolazione di Taibon (sia Maschile che femminile), con almeno 50 operai creando un polo di occupazione insperata per l’Agordino di quei tempi. Nonostante la scarsa abitudine alla sedentarietà a all routine quotidiana tutti gli operai dimostrarono subito un grande attaccamento al lavoro oltre che alla grande dedizione alla nuova attività (pregi della popolazione Agordina). Il ciclo delle operazioni era continuo con tre squadre suddivise nell’arco della 24 ore ma il lavoro nello stabilimento non era tutto infatti a questo si aggiungevano le decine di operai esterni, sparsi su tutto il territorio; la "Pastalegno" divenne bene presto una insaziabile divoratrice di tondelli di abete rossi, i quali venivano acquistati anche dai privati che così miglioravano il bilancio famigliare. Venivano inoltre acquistati interi lotti di Taje e di botolame, in questo caso il legname più pregaito veniva sezionato nelle segherie di cui si era dotata la ditta per le necessità interne, mentre tutto il resto veniva usato per composizione e candore ligneo era avviato alle numerosi fasi della lavorazione: la scortecciatura, la riduzioni in pezzi da 50 cm, la sfibratura, la depurazione, il deposito del materiale ovvero la pasta di legno veniva posto su di un cilindro filtrante e quindi per aderenza, prima su un feltro e successivamente su di un altro cilindro di rame, il taglio manuale del foglio, la pressatura, l’esposizione all’aria forzata mediante ventilatori elettrici del diametro di circa un metro per l’asciugatura finale. Il semilavorato così ottenuto veniva venduto alle "Cartiere Burgo" quale materia prima per la produzione di carta da giornale ed altre similari finalità. Ritiratosi Buzzatti, la società venne acquisita in parti uguali dalle famiglie Mattrél e Zanella; salvo un periodo di circa metà anno nel 1933, l’attività si svolse in maniera continua e regolare fino al 1939 che grossi cambiamenti erano nell’aria. In effetti sul finale degli anni 30’ sempre maggiore pressione era stata operata dalla SADE per il totale sfruttamento idrico del Cordevole: le concessioni alla Società di Venezia avevano trovato l’accordo nel 1938, dal prelievo in corrispondenza del lago di Alleghe, sovrapponendo così il diritto di sfruttare il Torrente che la "SOCIETA’ ANONIMA PASTALEGNO" esercitava in località Nogarola. In un consiglio di amministrazione presieduto da Mario Mattrél decise la costruzione di una nuova centralina lungo il Torrente Tegnas a tale scopo una domanda di concessione era stata inoltrata al magistarto delle acque ancora nel 1937, per la durata di 60 anni. Quindi nella tarda primavera del 38’ i lavori in Valle di San Lucano procedevano alla grande infatti era necessario completare la nuova centrale nel minor tempo possibile, dal momento che la SADE premeva per poter avviare la grande Centrale di Bries. L’ingegner Mattrel progettò la nuova centralina prevedendo di dover innalzare uno sbarramento sul Tegnas il quale era stato costruito tra i grndi massi del Tegnas appena a Valle della Chiesetta di San Lucano, con una condotta di quasi un chilometro, la nuova centralina produceva energia pari a quella prodotta dalla centrale di Nogarola . venne inoltre costruito un alloggio per il custode con un stradina e un ponte (rinforzato al momento del passaggio dei gruppi). L’anno successivo quindi nel 1939 la centralina era già operativa, consentendo così di riprendere i lavori alla "Pastalegno" , la cui produzione divenne nel 42 un vero e proprio record con 20.000 quintali di Pasta lavorata. Circa in questo periodo il Rag. Attilio Zanella si ritirò dalla direzione dell’impresa e l’ingegner Mario Mattrèl fu nominato consigliere delegato e direttore unico della "Società Pastalegno" il cui consiglio di amministrazione era composto da Mario Mattrèl, Umberto Mattrèl, Gino Zanella e Nilo Zanella mentre le quote societarie erano così ripartite: 50% a Mario e Umberto Mattrèl ; 50% a Gino, Nilo e Ugo Zannella. La Lavorazione si interruppe negli anni successivi al 43’ per via della guerra ma dopo la liberazione la "pastalegno" riprese a lavorare con ancor più vigore. Nell’Italia del dopo guerra gli spazzi commerciali arano molti vasti : i camion di Buzzatti trasportavano la "pastalegno" in tutta Italia settentrionale. Nel 1948 la produzione venne diretta all’ottenimento di un materiale lavorato costituito da cartone per vari usi industriali. In breve il prodotto divenne per così dire "doc", con caratteristiche invidiabili, assai pregiato e perciò molto appetito, sì da far acquisire nuovi spazi di mercato nell’Italia di allora, prima impensabili. Lo stabilimento venne ampliato, predisponendo una grande locale per la calandra, utilizzata per la satinatura per la satinatura del cartone. Questo settore di lavoro identificato anche con la trasformazione della "Società Anonima Pastalegno ed Elettrica" in "Cartonificio Pastalegno Taibon". L’ing. Maro Mattrèl svolse la sua attività in cima all’azienda fino al 30 ottobre 1959 quando per via di una grave malattia si trasferì a Firenze; lui non vide l’epilogo dell’iniziativa imprenditoriale ché al momento era ancora florida (Mattrèl morì nel 1963); in questo periodo si verificarono novità nelle ripartizione delle quote azionarie del gruppo: Umberto Mattrèl infatti cedette il suo 25% ad Ugo Zanella il quale successivamente la ripartì con i fratelli Gino e Ugo Zanella. Cosi venne a mancare l’equilibrio azionario che aveva caratterizzato le stagioni precedenti il procedimento tecnico obsoleto non lasciò scampo alla cessazione di ogni ciclo di lavoro mentre veniva totalmente trascurata l’eventualità di una nuova produzione indirizzata a possibili, nuove esigenze e nuove esigenze del consumatore. E così alla fine degli anni 70, fu la chiusura definitiva dello stabilitamento.
Lo stabilimento della "Pastalegno"
Antonio Matrel
Biblografia:
Estratto dall'AMICO del POPOLO 1998:
Taibon Agordino, breve storia della "Pastalegno" (1926-1980 - Giorgio Fontanive - Giugno 1998