Rocca Pietore - Rocia
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I primi riferimenti scritti che riguardano l’esistenza di questa sorgente solforosa si hanno verso la fine del XIX secolo, per mano di Jakob Staffler il quale affermava:
“... solo l’inacessibilità della sorgente e la mancanza di un imprenditore sono i motivi che hanno impedito il sorgere di uno stabilimento termale. Quest’acqua trascina con se molto idrogeno solforato allo stato gassoso, molto calcare, solfato acido di sodio e un sale neutro. Ha un sapore salso amaro e non è buona da bere. Il suo deposito contiene fango grigio, bianco e giallognolo, simile a quello dei fanghi di Abano Terme. Talvolta i pochi turisti costruivano baracche nei pressi, riscaldavano l’acqua in un recipiente ed utilizzavano il fango per liberarsi dalla scabbia..”
Nel 1887 Ottone Brentari menzionava tali sorgenti, nella sua “Guida Storica Alpina di Belluno-Feltre-Primiero-Agordo-Zoldo”. Ne citava le doti curative: utilissima bella scabbia, nell’erpete e nelle impetigine. Faceva inoltre notare come questi doni della natura fossero anche allora del tutto trascurati dall’uomo. In realtà il progetto di relizzazione di stabilimenti termali vi fu: con contratto del 14 ottobre 1879, le sorgenti con un area di 400m2 venne data in concessione ai fratelli Antonio e G.B. Pezzè, che però il 22 maggio 1893 venne disdetto dagli stessi. Nello stesso periodo le caratteristiche terapeutiche della sorgente vengono riconosciute dal Dott. Vallenzasca, medico della Val del Bios, che ne consiglia l’uso per la cura di malattie della pelle.
Caratteristiche chimiche

L’esistenza di una falda acquifera sotteranea che attraversa un’area ricca di minerali solfurei, dà origine, nel momento in cui esce all’aperto, ad un’acqua ricca di solfati caratterizzata da un colore azzurro – acquamarina, da una notevole trasparenza e dall’inconfondibile odore. Le acque di questo tipo possono contenere, oltre ai composti dello zolfo bivalente, anche altri elementi in quantità apprezzabile e tra questi solfati, cloruri e sodio, ioduri e bromuri, bicarbonati, calcio, etc. Nelle acqua solfuree possono vivere solo i solfobatteri e poche altre specie di microorganismi. Colonie di solfobatteri, alghe e protozoi possono dare origine in prossimità della sorgente ed in particolare condizioni di temperatura ed illuminazione a complesse vegetazioni denominate “muffe”.

Biblografia:
L'AGORDINO e le sue Dolomiti - Giorgio Fontanive - Edizioni LagirAlpina
Cartelli descrittivi presso la fonte.
www.wikipedia.it
Testo e foto: Dell'Agnola Silvio