Maglio (el Mai)
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La Fucina, ovvero il laboratorio del fabbro era costituita in un unico stanzone senza piani intermedi nel quale erano contenuti gli strumento indispensabili, in tempi antichi, per lavorare il ferro: il maglio e il forno. Il maglio, mosso dalla forza dell’acqua, è uno strumento usato per battere il ferro, tale invenzione fece risparmiare molta fatica al fabbro, che non dovendo più battere il ferro totalmente a mano, risparmiò tempo aumentando la produzione. Il maglio non era altro che un grosso martello (dal latino malleus=martello), composto da un manico lungo da 2 a 5 metri in base alle esigenze, e da una grossa mazza, chiamata testa d’asino, questa poteva essere facilmente sfilata essendo fissata al manico da alcuni cunei (zeppe). Il maglio, che usava il principio della leva per lavorare, era fulcrato a circa 1/3 o meno della lunghezza, a tal proposito il manico era rinforzato da un anello detto “boga” dal quale uscivano due perni che si inseriscono su due corti ma robusti tronchi di legno ( a volte anche grosse pietre) profondamente infissi nel terreno, detti ciocchi o socche. L’albero, la cui circonferenza è maggiore nel punto di contatto con il grosso martello era inanellato di grossi cerchi di ferro, i quali garantivano una maggiore durata e resistenza. L’albero e la ruota erano trattenuti da due perni in ferro posti su supporti e fissati con delle ganasce dette “primaccioli”. La parte più grossa dell’albero presentava un grosso anello con alcune sporgenze dette “camme” sono queste che girando e toccando la parte terminale del maglio, prima lo sollevano e poi lo lasciano cadere sul proprio peso. Il maglio, quindi, lavorando a mo di bilanciere tende a riportarsi in posizione di riposo, vale a dire con la grossa testa appoggiata all’incudine. La testa d’asino, presenta una forma leggermente a tronco di piramide e nella sua parte inferiore è scolpita da una scanalatura: qui viene inserita la “bocchetta”, un parallelepipedo in acciaio intercambiabile in base alle esigenze di lavorazione. A terra in direzione della testa d’asino e sostenuta da un grosso blocco di ferro quasi interamente interrato si trova una sorta d’incudine, anch’essa dotata di una scanalatura nella quale viene fissata una “bocchetta”. Il pezzo di ferro incandescente veniva trattenuto con grosse pinze e posto tra le due “bocchette”, l’abilità del forgiatore consisteva nel muovere sapientemente e in continuazione il pezzo da lavorare, in modo da trasformare l’informe pezzo nell’oggetto desiderato: pala, falce, zappa, martello, scure, etc. Una volta riscaldato il ferro, si doveva procedere velocemente, infatti, quando è caldo è più malleabile (battere il ferro fin che è caldo), man mano che si raffredda torna ad essere duro e resistente. La velocità del maglio poteva essere regolata a seconda della lavorazione da eseguire: a tal proposito veniva aumentata o diminuita la quantità d’acqua che colpiva la ruota idraulica, mediante una stanga collegata ad una paratia posta nel canale. Questa stanga veniva azionata dal fabbro per mezzo di un pedale o da un ragazzo, che spostava manualmente la leva. Solitamente nella parte opposta della fucina rispetto al maglio si trovava il forno o focolare, in cui per tutte le ore della giornata lavorativa il fuoco era acceso ed era usato per riscaldare il ferro da forgiare. Il forno è costituito da un focolare aperto, con le pareti rivestite di materiale refrattario, ed attraversato da un condotto per l’aria soffiata che serve per ravvivare ed alimentare la combustione del carbone al suo interno. Il metallo doveva essere portato ad una temperatura di circa 1000-1100° C. Nella parte superiore del forno vi era una cappa, per l’aspirazione dei fumi. I pezzi di metallo da forgiare erano posti direttamente sui carboni ardenti. Da sempre affiancato al forno e alla combustione c’é il mantice, uno strumento meccanico che produce un soffio d’aria, è collegato al condotto dell’aria del forno. Si presenta come una sacca posta tra due assi di legno lavorati; la sacca era in pelle, con i contorni pieghettati in modo da facilitarne la compressione; l’aria spinta da tale compressione viene emessa attraverso un ugello. (il carbone utilizzato per riscaldare il ferro era ottenuto dalla trasformazione della legna, attraverso la Ial o Carbonaia.
Bibiografia: Antichi mestieri e vita rurale - Folio Editore - Gudrun Sutzenbacher
Handwerk am bach - Tyrolia - Karl Wiesauer
La costruzione di una ruota idraulica - Editrice Il Rostro - Luciano Paoli
L'avventura del pane quotidiano - Nuova dimensione - Laura Pavan
Foto: scattate da Dell'Agnola Silvio su concessione del Museo dei Mulini di Aldino www.museo-aldino.it
I disegni sono stati fatti con Rinhoceros da Dell'Agnola Silvio