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    Il Marmo Nero di Pont     
In località Pont, a pochi chilometri da Taibon, sopra a Col di Prà, si trovano le ex cave di marmo nero, la cui scoperta si deve a Ettore Moretti, originario di Taibon. La coltivazione della cava iniziò negli anni venti del XX° secolo, sotto il regime fascista. La miglior stagione si ebbe a cavallo con l’inizio e durante il secondo conflitto Mondiale, con l’estrazione di blocchi di Marmo nero denominato “Col di Lana”, per terminare verso la fine degli anni 40. il successo iniziale, fu senz’altro interessante, peccato che questo particolare tipo di marmo non fosse molto resistente all’azione di gelazione, fu questo il motivo che decretò la chiusura delle cave. Il giacimento era costituito da strati calcarei di Età Anisica (circa 240 milioni di anni), fortemente silicizzati (25%) ciò conferisce alla roccia una notevole durezza per un calcare: qualità di gran pregio.

Non si tratta di vero e proprio marmo ma di roccia metamorfica derivata dalla trasformazione del calcare di età anisica chiamati calcari scuri di Morbiach. L'attività si divideva principalmente tra la cava a cielo aperto situata in gran parte nella parte bassa della Val di Gardes, appena a destra della cascata e la miniera sotterranea situata di poco a monte. Vi erano poi i servizi logistici consistenti in una piccola centrale idroelettrica e l'edificio adibito ad ufficio e dormitorio. Si estraevano blochci di grandi dimensioni, oltre i 60 centimetri, il materiale si presenta facilmente lavorabile perché a frattura concoide, cioè con superfici lisce ma curve, con superfici formate da particelle lamellari, molto compatto e resistente dal colore uniforme.   Nel 1937 il marmo nero di Pont venne certificato dii buona qualità dall'Università di Padova e così si passò da un estrazione di tipo artigianale ad una di tipo industriale utilizzando mezzi meccanici come martelli perforatori e cavo elicoidale. Dopo l'interruzione dell'attività estrattiva negli anni 50 del XX secolo, circa 150 blocchi di marmo nero rimasero stoccati sui piazzali e lungo la strada. Attorno al 1965, tutti i blocchi vennero prelevati da una ditta di Treviso, ma l'attività non riprese. Ora se ne possono ancora osservare i resti e le tracce sparse attorno alla zona di Pont.
Testi, ricerche & Fotografie: Dell'Agnola Silvio con Nikon CoolPix P1000
Biblografia:

Storia dell'Agordino - Ferdinando Tamis
Guida Storico-Alpina di Belluno-Feltre - Ottone Brentari
Guida Insolita alle Dolomiti - Dino DiBona
L'Agordino e le sue Dolomiti - Giorgio Fontanive
TAIBON - G. Fontanive, L. Cadorin - NuoviSentieri Editore
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