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Taibon Agordino - Taibon

Agordino > Taibon
    Val di San Lucano     
La Valle di San Lucano si stacca da Taibon e si dilunga per 7 chilometri verso Col di Prà. Ha la caratteristica forma a “U” tipica di una valle di creazione glaciale, al centro di essa scorre il Torrente Tegnas, con le sue acque impetuose e gelide. È chiusa verso sud dalle imponenti pareti e dal vertiginoso spigolo dell'Agner, mentre a Nord si stagliano imperiose le propaggini meridionali delle Pale di San Lucano, in fondo alla Valle si innalzano le “Cime di Miel” e il “Coston dela Vena”, su questa sorge il “Cor” di San Lucano; gli occhi più allenati lo possono scorgere anche da fondo valle, come del resto il “Col de San Lugan”. Il tegnas, importante risorsa, che nel passato venne molto sfruttata per il funzionamento dei diversi opifici, posti tra Val e Taibon, al giorno d’oggi è sfruttata per la produzione di energia elettrica con la Centrale di Val, edificio che venne costruito dalla “Pastalegno” per far funzionare i propri macchinari e dava corrente a Taibon e La Valle Agordina. La valle prima di essere denominata, col nome del Santo che la rese famosa era denominata, “Val Bisera” cioè Valle delle Bisce probabilmente per questo motivo, nacque la leggenda della “Bisa Bianca”. I pendii della Valle sono ricoperti di folti boschi, che salgono sino ai piedi delle impervie pareti rocciose, negli anni, certamente, i boschi sono stati una sostanziale fonte di ricchezza per la Comunità di Taibon. Ai giorni nostri, la maestosa Valle è percorsa da una strada asfaltata che raggiunge la Frazione Col di Prà; a circa metà valle, ove le possenti pareti iniziano col mostrarsi, sorge una suggestiva chiesetta con annessa una casa in sassi (ristrutturata di recente), la chiesa è ovviamente dedicata al San Lucano, Santo che visse all’inizio del secolo V° e che trascorse in questi luoghi gli ultimi anni di vita. Nel passato era ricorrente, recarsi in processione e celebrare la messa presso la chiesa di San Lucano, per chiedere l’intercessione del Santo presso Dio, perché mandasse il buon tempo in caso di pioggia e alluvioni e pioggia in caso di eccessiva siccità. Altro punto che dimostra la gran fedeltà religiosa di un tempo, è il “Pez dela Madoneta”, su questo “abete” vi è posta la figura della Madonna, durante un temporale, la pianta venne colpita da un fulmine che la distrusse, risparmiando però la porzione di tronco sul quale era appesa la figura, fu ed è una sosta di fede per i valligiani. Sono ancora visibili i resti del tronco originali, ora è protetto e rinforzato.
Testi, ricerche & Fotografie: Dell'Agnola Silvio con Nikon CoolPix P1000
Biblografia:

Storia dell'Agordino - Ferdinando Tamis
Guida Storico-Alpina di Belluno-Feltre - Ottone Brentari
Guida Insolita alle Dolomiti - Dino DiBona
L'Agordino e le sue Dolomiti - Giorgio Fontanive
TAIBON - G. Fontanive, L. Cadorin - NuoviSentieri Editore
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