Taibon Agordino - Taibon
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Taibon Agordino 618m

Taibon
sorge ad un altitudine di 628 metri, sulla confluenza del Torrente
Cordevole e del Torrente Tegnas che scende dalla Valle di San Lucano,
tale Valle è il simbolo del Paese, ha la caratteristica forma ad U
dovuta al ritiro dei ghiacciai. È “protetta” dalle possenti Pale
di San Lucano a Nord, e dal maestoso Agner (Piz) a sud. Il territorio
comunale si distende per 90 km2
secondo per dimensioni e terzo per abitanti, circa 1700. L’origine
del nome, lasciando perdere le leggende, si perde nella notte dei
tempi, l’ipotesi più plausibile sembra vada ricercata in un etimo
di origine latina da cui derivò “Tabullo” e quindi “Taibono”
(G.Piloni, Historia Bellunese – 1607).
Nell’anno 923 con donazione di Berengario I Imperatore, l’Agordino diventa Feudo del Vescovo-Conte di Belluno ed Agordo il centro amministrativo cui era preposto un castaldo o giudice, sostituito più tardi da un capitano: da cui l’uso di chiamare la Comunità Capitaniato. Il 18 ottobre 1185 il pontefice III confermò al Vescovo gli acquisti e le giurisdizioni dei suoi predecessori. Fra le “Cappelle” di Sottochiusa di cui fa cenno la Bolla Papale, vengono certamente comprese le due chiese di Taibon di S. Cipriano e s. Lucano. I nuclei abitanti più antichi sono Taibon, Peden, Val e Listolade, corrispondenti alle antiche “Regole” che per secoli fecero parte del “Comun de Sottochiusa”, ed i cui rappresentanti si riunivano per trattare gli affari comuni sul “Col di Mola”, ossia davanti alla Chiesetta di San Rocco, demolita a seguito dell’alluvione del 1966. Appena a nord di Listolade, oltrepassato il Torrente Corpassa, esisteva un tempo un fortilizio di semplice muro a secco rinforzato da travatura, denominata “Chiusa” che controllava l’angusto passaggio, tra il Comuni di Sottochiusa e Soprachiusa. Tale luogo è rimasto importante nella storia per l’opposizione degli Agordini nel 1439 all’avanzata di Filippo Maria Visconti, sceso con le truppe dai Passi di San Pellegrino e Valles, in cui trovò la morte il nobile bellunese Capitano Bartolomeo Miari. Nel XIV secolo era fiorente l’industri mineraria, alla quale aveva dato notevole impulso la nobile famiglia degli Avoscano, rendendo della massima efficienza tutti i forni della vallata. Di conseguenza divenne di grande importanza il carbone, indispensabile per forni e fucine, questo carbone veniva prodotto nei boschi in luoghi denominati “Ial” sparsi un po’ ovunque nel territorio comunale. Sotto il dominio Veneto dal 1404 al 1796 divenne di fondamentale importanza il commercio del legname, di cui erano ricchi i nostri monti, divenne quindi di grande importanza la fluitazione dei tronchi detta “Menada” per il Cordevole e Piave sino a Venezia. Nel 1743 Giovanni Crotta, la cui famiglia di origine lombarda fu legata per ben tre secoli allo sfruttamento delle Miniere di Valle Imperina otteneva l’investitura di tutte le “Buse” della Valle di San Lucano. E proprio sulla scia dei Crotta si era andata affermando e consolidando la fortuna la famiglia nobile Costa di Forno di Val. Al suo illustre rappresentante Fioravante , artista del legno e della pietra, è ora dedicata la scuola Materna del Paese; mentre la scuola Elementare è dedicata a Pio Soccol, che fu il primo Sindaco del Comune nell’anno 1866. negli anni il comune venne colpito da numerose calamità, pestilenze, incendi, alluvioni, frane e valanghe:
1348/1482/1547 mortali epidemie di peste spopolano numerosi paesi.
1630 una valanga distrugge la Chiesa di San Lucano
1748 una disastrosa piena del Tegnas, generata da una frana che ne ostruì il passaggio distrugge i forni e le officine di Val.
1790/1826 infuria per diversi anni la peste Falcadina
1854 un disastroso incendio colpisce il paese di Taibon, 60 case distrutte.
1865 una frana si abbatte sulle pareti del Framont, tra Listolade e Ronch de Bos: 2 morti (padre e figlia).
1882 disastrosa alluvione che colpisce in modo particolare San Cipriano.
1908 disastrosa frana di Ambrusogn, distrugge i villaggi di Prà e Lagunaz: 28 morti e decine di feriti.
1917/1934 nuovi furiosi incendi
1918 mortale epidemia: la spagnola.
1966 altra disastrosa alluvione paragonabile a quella del 1882.

La Chiesa Parrocchiale dell'Addolorata

La chiesa parrocchiale di Taibno Agordino è intitolata alla Beata Vergine Addolorata, è stata consacrata l'11 aprile 1946dal Vescovo Girolamo Bordignon; l'idea della sua costruzione risale al 1876 grazie a don Alessandro De Menech, questi voleva realizzare una chiesa che potesse ospitare un maggior numero di fedeli rispetto alla chiesa di San Cornelio e Cipriano; nel 1914 venne posata la prima pietra, su progetto originale di Pietro Saccardo, modificato in seguito da Adriano Barcelloni Conte. Presenta una facciata, rivolta a sud-est, tripartita da paraste e presenta centralmente il portone d'entrata, sormontato da una lunetta e da una ghimberga e il rosone, mentre ai lati si aprono due finestre a tutto sesto e altrettanti oculi. Annesso alla struttura è il campanile a base quadrata alto 42 metri; la cella presenta ad ogni lato una bifora ed è coronata dalla guglia piramidale, le campane sono state costruite dalla ditta Cavadini di Verona nel 1948. L'interno si compone da una navata centrale sulla quale si affacciano le cappelle laterali, introdotte da archi a tutto sesto e le cui pareti sopo scandite da lesine; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, rialzato di tre gradini ospita l'altare maggiore, coperto da volta a crociera e chiuso dall'abside di forma semicircolare. I ciclo di affreschi che decora l'abside sono opera di Arturo Favero di Treviso eseguiti nel 1939, dove l'autore si avvale di un tipo di raffigurazione caratterizzata dl disegno nitore calligrafico e di una ristretta ma selezionata gamma di colori, e rappresenta figure di Santi, accompagnandole dai singoli nomi per favorire l'immediata comprensione. La sagrestia è intitolata a Papa Giovanni Paolo I, dove a lato della porta d'entrata di questa è collocato il quadro raffigurante Albino Luciani. Ha uno stile certamente moderno e semplice e venne presa a modello dalla Comunità Agordina e dai costruttori della chiesa di Kosseir in Egitto. Custodisce al suo interno opere di pregio seppur di moderna concezione: l'organo del 1961, a trasmissione elettrica, della ditta “La Fonica” di Padova, questo fu benedetto il 18 marzo 1961 e venne suonato per l'occasione da Emanuele Paganin; la “Crocifissione” opera di Augusto Murer del 1972, donata dalla Famiglia Dai Prà; nel 1995 vennero costruiti gli altari laterali, costruiti da Mario Savio dedicati ai “Santi Rocco e Barbara”, le statue sono state scolpite appositamente a Ortisei, in Val Gardena della scultore Demetz; nel 1999 lo stesso Savio costruì anche l'altare per la Madonna Addolorata, quando l'antico dossale venne riportato nella Chiesa di San Cipriano; nel 1949 venne acquistata la “statua della Madonna Addolorata” presso lo stabilimento di arte sacra di G.Stuflesser di Val Gardena; un quadro raffigurante il “Taiboner” Monsignor Giovanni Battista Benvegnù; uno stendardo raffigurante la “Vergine con il Bambino” donato da Aldo Dai Prà da Listolade nel 2001.

L'interno e le opere


Altare Maggiore.
Altare della Madonna Addolorata.


Altare di San Rocco.
Altare di Santa Barbara.


Le stazioni della Via Crucis.
Il quadro raffigurante Papa Giovanni Paolo I.

La Vergine con il Bambino.

"Crocifissione" di Augusto Murer donato dalla Famiglia Dai Prà.
Glossario:
Lesena: consiste in un fusto a pianta rettangolare, appena sporgente dalla parete stessa con relativi capitelli e base. (è decorativo e non portante).
Parasta: è una struttura verticale (pilastro) inglobato in una parete, dalla quale sporge solo leggermente. È un elemento di sostegno della struttura.
Bifora: è divisa verticalmente in due aperture, divise da una colonna o da un pilastrino su cui poggiano due archi, a tutto sesto o acuti.
Metopa: è un elemento architettonico del fregio, consiste in una formella in pietra scolpita a rilievo, solitamente raffigurante un disegno, posta in alternanza ai triglifi.
Triglifi: è un elemento architettonico del fregio, consiste in una formella in pietra, decorata con scanalature verticali (glifi): le 2 scanalature centrali sono uguali, mentre le 2 laterali sono la metà di quelle centrali e messe insieme formano la 3a scanalatura ideale. Da qui il nome triglifo.
Cella: “cella campanaria” si intende la parte alta del campanile dove alloggiano le campane.
Timpano: è la superficie verticale triangolare racchiusa nella cornice del frontone, i cui tre lati si chiamano geison.
Ghimberga: indica un altissimo frontone, appuntito a forma triangolare, spesso traforato e ornato, che ricopre l'arco di una volta o di un apertura in un muro.
Aula: è la porzione che va dalla facciata al presbiterio e può comprendere una o 3 navate normalmente.
Navata: è la suddivisione interna di un edificio per mezzo di colonne o pilastri separati da arcate o architravi.
Presbiterio: è la parte riservata al clero officiante ovvero i presbiteri.
Abside: è la parte terminale della chiesa, può essere a base semicircolare o poligonale.
Paliotto: è la parte anteriore e decorata di un altare.
Ancona: dipinto su tavola o rilievo in marmo o legno, di soggetto religioso, collocato sull'altare. Termine riferito in particolare a opere del gotico e del primo rinascimento.
Testi, ricerche & Fotografie: Dell'Agnola Silvio con Nikon CoolPix P1000
Biblografia:
Storia dell'Agordino - Ferdinando Tamis
Guida Storico-Alpina di Belluno-Feltre - Ottone Brentari
Guida Insolita alle Dolomiti - Dino DiBona
L'Agordino e le sue Dolomiti - Giorgio Fontanive
TAIBON - G. Fontanive, L. Cadorin - NuoviSentieri Editore